Nuova esecuzione per il Trio Pour Un Ange di Matteo D’Amico
Un’intervista del Maestro D’Amico in cui si parla, tra le altre cose, della prima esecuzione post-Covid del Trio Pour un Ange, edito da Ermes 404.
Martedì 14 luglio dopo tre mesi di attesa ripartirà la stagione 2020 “Elettricità” dell’ensemble Sentieri Selvaggi. Ripartirà “open air”, con un concerto gratuito nel Giardino della Triennale a Milano, tutto dedicato al lavoro del compositore Matteo D’Amico, autore molto frequentato nelle programmazioni dell’ensemble guidata da Carlo Boccadoro. La musica di D’Amico non ha remore nel nutrirsi di suggestioni letterarie. Lo fa con estrema spontaneità e consapevolezza, senza tralasciare il rigore formale e il controllo del materiale. Questa dicotomia – emotività e razionalità – pervade moltissimi suoi lavori, anche quando non sono costruiti direttamente su un testo letterario. È il caso del “Trio pour un ange”, composto nel 2015. Con “Auden Cabaret” si manifesta il grande interesse di D’Amico per la poetica di W.H. Auden, essendo questa una composizione che si pone in un punto d’intersezione tra vari lavori tutti incentrati sul poema The Entertainment of the Senses, scritto nel 1973. Dall’omonima composizione del 2005 sono nate varie versioni, farcite con interpolazioni, modificate nell’organico: un cantiere aperto, che dimostra l’altro grado di riflessione sulla realizzazione in musica della “filosofia” (come la definirà D’Amico stesso) di Auden.
L’occasione di questo concerto ci permette di parlare, maestro D’Amico, di alcuni suoi lavori che non ho problemi a definire “paradigmatici” del suo catalogo e che rappresentano un po’ l’alfa e l’omega delle sue riflessioni musicali. Iniziamo con il Trio pour un ange, raccontandoci come nasce questa composizione cameristica dal sapore “classicheggiante”.
Il Trio pour un ange è un brano cameristico per violino violoncello e pianoforte, scritto nel 2015 per la Biennale Musica di Venezia per un Trio Cecoslovacco, il Trio Josef Suk. È un pezzo che si inserisce in un periodo, quello tra il 2013-14 durato fino a un paio d’anni fa, durante il quale ho elaborato una serie di lavori cameristici, per organici classici come il Trio, il Quartetto per pianoforte, il Quartetto per archi. Lavori che si inseriscono in una prospettiva di discorsività musicale, basata sulla dialettica delle figure, sui contrasti, pur inquadrata nella ricerca di una logica interna della musica assoluta. Una problematica, questa, che avevo trascurato durante un periodo inquadrabile tra il 1995 e il 2015, durante il quale ho sempre scritto lavori che riguardavano la voce, i testi letterari, il teatro, la lirica.
Le andrebbe di spiegare alcuni tratti salienti di questo lavoro?
Andando più nello specifico del funzionamento interno del Trio, posso dire che si tratta di una composizione articolata in un tempo unico, sia per ragioni formali che, per così dire, discorsive. Infatti, all’interno di un’unica arcata, ho voluto inserire delle figurazioni mobili, fluttuanti. L’arco formale si distingue, inoltre, grazie a dei lenti movimenti fra i registri: dopo una breve introduzione c’è una parte in cui la figura principale è di tipo molto dinamico, un continuum ritmico che viene affidato al violoncello, accompagnato dal pianoforte nel registro grave. Tutta la prima sezione si muove su questo livello di profondità; mano a mano il continuum sale di registro, passando attraverso gli strumenti, raggiungendo l’apice della climax sulle regioni più acute del violino. Questa direzionalità, come ho detto, coinvolge registri e altezze, ma offre al tempo stesso un senso di rigore formale. Dopo questo punto apicale, il movimento ascendente si interrompe per lasciare spazio ad una sezione più meditativa, dove il corso figurale si fa più frammentato, meno continuo, più interrogativo, diviso tra i tre strumenti che dialogano fra loro. Piano piano poi si arriva di nuovo a una dinamizzazione. Cosa comprendiamo attraverso questa descrizione? Che, in sostanza, il pezzo ha una sua evoluzione narrativa, concretizzata attraverso questa alternanza dinamicità-riflessione…
L’intervista integrale è disponibile sul sito di Quinte Parallele.